AMBIENTE ΠΕΡΙΒΑΛΛΟΝ

Il progetto “Mare Nostrum” in Sardegna da Oceanus

 

Mare Nostrum

Con il progetto “Mare nostrum” di Oceanus onlus beneficiario di fondi FEAMP Italia 2014 / 2020  abbiamo creato un “polmone azzurro”, capace di rigenerare forme di vita là dove un’intensa azione di pesca ha desertificato il fondale riducendolo ad uno scenario lunare.
Un progetto concreto, replicabile e scalabile in tutto il Mediterraneo. Le “barriere soffolte”, creano delle scogliere artificiali totalmente immerse, dunque non visibili in superficie, capaci di rigenerare flora e fauna marina.

Il progetto è stato realizzato nell’areale antistante la spiaggia di Capannizza e lo stagno di Sant’Anna, località Budoni, in regione Sardegna, su un fondale fortemente compromesso da attività di pesca a strascico. 
“Il progetto di Oceanus prevede l’immersione di strutture complesse, ecocompatibili e certificate, sia per le qualità dei materiali che per le caratteristiche, al fine di creare dei reef artificiali in grado di rigenerare la biodiversità dell’areale impoverito rendendolo favorevole per lo sviluppo di molte specie ittiche con particolare attenzione alle fasi riproduttive e ai giovanili, aumentandone sensibilmente la loro percentuale di sopravvivenza con conseguente aumento della produttività naturale nelle aree limitrofe. Produttività che potrà essere registrata e documentata durante i monitoraggi a lungo e medio termine” Guido Beltrami, responsabile tecnico di “Mare Nostrum”

Dall’esperienza di progetti analoghi, realizzati tra il 2005 e il 2016, è emerso che l’impiego di barriere, poste in opera sul fondale marino favorisce la creazione di catene trofiche stabili e durature; incrementa altresì la produzione di pesca; aiuta a proteggere e rinaturalizzare gli areali favorendo il ripristino di posidonieti. Il progetto di Oceanus, riproducibile e scalabile, vuole costituire una soluzione concreta per arrestare l’impoverimento degli stock ittici mediterranei favorendo il ripristino della biodiversità con forti incrementi di flora e fauna autoctona sia in termini qualitativi che quantitativi. Le barriere, infatti, oltre ad offrire rifugio e protezione ai pesci, forniscono anche nuove fonti alimentari, per questo vengono anche dette “barriere di produzione”.
“Strutture del genere sono ben più complesse degli ambienti naturali circostanti e la loro collocazione in ampi fondali arenosi le rende delle vere e proprie oasi marine. Progetti come questo, che speriamo presto di replicare in larga scala, sono perfettamente in linea con le priorità dell’Unione Europea e i governi nazionali che hanno fissato obiettivi precisi fino al 2050 per orientare la politica e l’economia europea verso una transazione ecologica capace di proteggere, conservare e migliorare il capitale naturale dei Paesi dell’Unione” Fabio Siniscalchi, presidente e fondatore di Oceanus.
 

 

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