La baia della Magna Graecia: l’alba di nuova centralità dell’Arco Jonico nel bacino del Mediterraneo – intervista a Dr D.Mazza
INTERVISTA A DOMENICO MAZZA
La baia della Magna Graecia: l’alba di nuova centralità dell’Arco Jonico nel bacino del Mediterraneo.
Prospettive future e scambi commerciali e turistici tra la Grecia e la Magna Graecia.
Connessione tra i porti jonici italiani e il porto di Igoumenitsa in Grecia
M.G.N.: Recentemente lei ha scritto il libro La Baia della Magna Graecia. Nel volume fa riferimento ad una possibile connessione tra i porti dell’Arco Jonico e il porto di Igoumenitsa… Può ragguagliarci a riguardo?
D.M.: L’idea promossa nel libro “La Baia della Magna Graecia” rilancia la possibilità di inquadrare una nuova prospettiva per tutto il vasto ambito del golfo di Taranto. Il disegno parte dalla costituzione di una nuova Provincia tra i territori calabresi del Crotonese e della Sibaritide, amalgamando detti riferimenti geografici in un’unica Area Vasta con doppio capoluogo: Corigliano-Rossano e Crotone. Quanto descritto andrebbe a riequilibrare uno snaturato “Sistema Calabria” che vede questa Regione, politicamente, divisa a tre teste: Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria. Passo complementare a quello in ambito regionale sarebbe guardare a tutto il contesto del golfo di Taranto, per disegnare un’Area Metropolitana interregionale da Crotone a Gallipoli. Tra il Crotonese, la Sibaritide, il Metapontino, l’Area tarantina e il Salento jonico insistono 24 portualità. È impensabile non mettere a sistema dette strutture, immaginando la possibilità di connettere fra loro tali porti. Si aprirebbero opportunità dal punto di vista turistico, oggi inimmaginabili. Vieppiù, la vicinanza con la portualità di Igoumenitza (GR), lascerebbe presagire ad una serie di collegamenti tra i porti dell’Arco Jonico e quello greco. Quanto detto si potrebbe prefigurare come un sistema di trasposto ed interscambio turistico-commerciale tra la Grecia e quella che fu l’area della Magna Graecia. Bisognerebbe, altresì, pensare ad un nuovo disegno d’attribuzione dei bacini di competenza delle Autorità di Sistema per i porti di Crotone e Corigliano-Rossano. Taranto, non già Gioia Tauro, dovrebbe essere l’Autorità di bacino di tutte le portualità joniche. È innaturale che invasi come quello sibarita e quello pitagorico siano ancora annesi al porto di Gioia Tauro che si occupa, esclusivamente, di transchipment. I porti jonici hanno diverse peculiarità rispetto l’invaso della piana tirrenica e, oltretutto, si prestano ad altre soluzioni d’utilizzo.
M.G.N.: Quanto sono sensibilizzate le Classi Dirigenti joniche sulle tematiche espresse nel suo libro?
D.M.: Consideri che il Comitato Magna Graecia esiste ormai da oltre 4 anni. I primi mesi sono stati difficili. D’altronde, quando vengono lanciate idee dirompenti e in rotta di collisione con le politiche attuate negli ultimi decenni è sempre faticoso riuscire a convincere Popolazioni e Amministratori della bontà di un’idea-progettuale. Tuttavia, ci abbiamo creduto e abbiamo continuato a fare proseliti. Oggi il progetto è largamente conosciuto. I nostri canali social sono seguiti da ogni angolo del vasto territorio da noi ribattezzato: Arco Jonico. Bisognerà continuare con un linea di sensibilizzazione capillare per arrivare a quelle sacche di Popolazione non ancora persuase o disconoscenti i capisaldi dell’idea progettuale.
M.G.N.: Cosa manca per concretizzare le proposte contenute nel suo libro.
D.M.: Intanto, manca consapevolezza; prima nelle Popolazioni e, in egual misura, in buona parte della Classi Dirigenti. Il territorio dell’Arco Jonico — e vale per tutto il contesto calabro-appulo-lucano — è, ognuno per propria parte, schiacciato dal rispettivo centralismo storico. Crotone patisce le politiche centraliste attuate dal Capoluogo di Regione; Corigliano-Rossano soffre Cosenza. Nel Metapontino è maldigerita la prelazione delle aree legate ai Capoluoghi storici lucani, rispetto alla linea di costa. Taranto è la cenerentola pugliese, pur essendo la Città e il contesto che avrebbe le più grandi potenzialità della regione Puglia. Il Gallipolino, nonostante goda di una certa ridondanza dal punto di vista turistico, ha sicuramente meno opportunità rispetto al versante adriatico della stessa provincia leccese. Tuttavia, la cristallizzazione di insensati sistemi politico-amministrativi porta Amministratori e Amministrati ad adagiarsi in aree di confort che finiscono per rappresentare azioni palliative e incapaci di estirpare i problemi alla radice. L’idea della “Baia magnograeca” disegna geometrie politiche che mettono a sistema territori ed aree ad interesse comune. Il vasto contesto che dal Lacinio si estende fino a Santa Maria di Leuca è il baricentro dell’intero Mediterraneo. L’ambito dell’Arco Jonico non può più recitare la parte del ramo secco. Piuttosto, deve avviarsi ad una profonda rivisitazione della governance che possa collocarlo nel più ampio scacchiere euro-mediterraneo.
M.G.N.: In una sua recente intervista all’emittente greca Newsbomb.gr, lei ha dichiarato che l’area dell’Arco Jonico potrebbe essere il nuovo baricentro del Mediterraneo. Può esplicarci il concetto?
D.M.: A luglio dello scorso anno è stata scritta “La Carta di Napoli”, un documento che inquadra un’Italia capovolta nei prossimi 20 anni. I nuovi interessi europei si sposteranno dai Paesi continentali a quelli che si affacciano sul Mediterraneo. Non serve essere particolarmente abili nella conoscenza delle scienze geografiche; anche un bambino capirebbe che il fulcro degli equilibri mediterranei è il contesto allargato del golfo di Taranto. Il quadro d’ambito interregionale calabro-appulo-lucano, che perimetra lo specchio d’acqua dello Jonio — nucleo della costituenda regione Euro-mediterranea — si ritrova in una posizione cerniera rispetto ai flussi economici e geo-politici provenienti dai Paesi atlantici, medio-orientali e africano-rivieraschi. In questo, la storia ci aiuta; la Magna Graecia è stata già, nel momento di massimo splendore, il baricentro del Mediterraneo. Basterà fare tesoro della storia: passata e recente. Sarà necessario emulare la magnificenza dei tempi che furono; bisognerà, soprattutto, rifuggire dall’attuazione di politiche centraliste, favorendo processi di natura policentrica.